LA SPERANZA DI PARTIRE

 

 

 

Gli anni che vanno dal 1946 al 1953 furono per Cansano anni di sofferenza, di sacrifici e di un immenso desiderio di ricominciare.

Dopo la seconda guerra mondiale l`Italia si ritrovo` distrutta economicamente e moralmente, povera ed incapace di provvedere alle esigenze di molti suoi cittadini. A fare le spese di una situazione cosi` caotica furono principalmente i piccoli paesi. Non c`era niente, e soprattutto non c`erano speranze che qualcosa di positivo potesse accadere nel prossimo futuro. Fu in questo periodo che molti uomini messi a confronto con una realta` cosi dura cominciarono a pensare all`emigrazione come una soluzione penosa ma necessaria per guardare con piu` ottimismo verso un futuro che in Italia si presentava alquanto incerto. Cosi` anche a Cansano alcuni nostri giovani paesani decisero a malincuore di lasciare le loro famiglie per nazioni ricche ma lontane come il Venezuela, l`Argentina, il Canada ed Australia. Per molti di loro il primo impatto con le nuove terre fu positivo,per altri molto meno, ma grazie al forte carattere che ha sempre contraddistinto il nostro paese nessuno seppe scoraggiarsi ed alla fine la quasi totalita`, con enormi sacrifici, ce la fecero a restare e progredire. L`emigrazione verso gli Stati Uniti era ancora molto rara e riservata a famiglie che avevano un loro congiunto cittadino Americano. Tutto questo cambio` nel 1953 quanto il congresso Americano approvo` una legge che permetteva a cittadini di nazioni coinvolte con la seconda guerra mondiale che avevano un parente in America che gli facesse da sponsor di ottenere visti fuori quota per emigrare in questa nazione. Nei cinque anni che seguirono - 1953- 1958- ci fu in Cansano un esodo giornaliero di intere famiglie che lasciavano le loro case, i loro beni,

 

i loro cari per avventurarsi in questa nuova ed inaspettata avventura americana. Ricordo ancora oggi con immensa commozione la moltitudine di paesani che la mattina presto uscivano dalle lor case per radunarsi in piazza xx settembre per salutare queste famiglie che si allontanavano per sempre dal loro paese. Ricordo lo strazio delle vecchie madri che stringevano sul loro grembo i loro figli, consapevole che molto probabilmente quella era l`ultima volta che l`avrebbero visti. Ricordo la macchina o il pulman che partiva accompagnato da centinaia di fazzoletti bianchi che si levavano al cielo come ultimo saluto augurale di una intera comunita` verso quelle persone a loro tante care che il destino li portava lontano. Tanti anni sono trascorsi, tanta acqua e` passata sotto i ponti della vita. Molti di questi pionieri sono passati a miglior vita, i piu` giovani sono diventati vecchi, tutti nei loro lunghi anni lontani dal loro paesello natio non hanno mai dimenticato le loro radici, hanno operato sempre, non soltanto per il benessere delle loro famiglie, ma anche e soprattutto, per il buon nome del loro indimenticato paesello.