Il Binario della vita

Grazie alla generosita` di Palmiro Di Mascio - nostro paesano per via materna- ho potuto leggere il libro " Coi binari fra le nuvole" di Riccardo Finelli.
Un'avventura dello scrittore con suoi amici lungo i binari della ferrovia Sulmona/Carpinone.

Un libro che si legge con piacere, che fa rivivere un periodo molto lontano quanto molti di noi giovanissimi per andare a scuola a Sulmona dovevamo usare questa nostra linea ferroviaria. Sapere che quel treno non viaggia piu` ci riempie di nostalgica tristezza. Tante storie, tanti ricordi sono legati a quel treno. Ricordi di scuola, ricordi di tanti amici di viaggio, ricordo di un cameratismo genuino e di un campanilismo che a volte rasentava il bullismo. Molte storie ho di gia' raccontate, altre mi vengono a mente ora, tutte legate alla ingenuita' studentesca.
Ricordo il 1948,

quando ancora non ripristinavano i vagoni passeggeri ed eravamo costretti a viaggiare in carri merce. Per molti era un calvario, per altri un motivo di opportunita` per abusare della completa oscurita' delle gallerie per sfiorare con le mani le bellissime studentesse che viaggiavano con noi. Altre volte si prendevano di mira i controllori del treno per non aver permesso di scendere alla stazione di Pettorano Sul Gizio per rinfrescarsi con un po' di acqua fresca. Nei giorni di mercato il treno si riempiva di donne dei tanti paesi del percorso che erano andate a Sulmona per fare la spesa, riportando con loro ogni ben di Dio. Il profumo della frutta fresca era un incentivo per alcuni di farsi con vari stratagemmi una buona mangiata di uva, pere, mele e nocciole di ogni genere. C'era per la maggioranza di noi studenti dei vari paesi un  sentimento genuino che ci legava, tanti ricordi, tante belle storie vanno in questa direzione. Ma, come spesso succede, ci sono sempre una minoranza di giovani che sanno soltanto divertirsi offendendo la dignita' di altri. Ed anche in quel tempo non c'era eccezione. Ricordo che un nostro amico cansanese che viveva a Castel Di Sangro perche' suo padre lavorava con le ferrovie ed assegnato a quella stazione. Ogni mattina nel prendere il treno veniva preso in giro da tre imbecilli di quel paese. Lui era un ragazzo forte e robusto che se voleva poteva ad ogni istanza dare una lezione a questi ignoranti. Non lo faceva perche' era un ragazzo buono che non piaceva compromettersi con gente che vedeva tutti i giorni. Pero' tutto questo gli dava fastidio. Un giorno, forse piu' colpito degli altri, si confido' con Panfilo Di Giallonardo, un nostro paesano,un paio di anni piu` grande di noi, che se c'era da difendere qualcuno di noi non si tirava mai indietro. Chiese ad Antonio, questo era il suo nome, di indicargli chi erano quei tre imbecilli. Li accosto' e gli disse che alla stazione di Introdacqua  loro dovevano scendere con tutti noi perche' c'era qualcosa di molto importante da chiarire. Loro cercarono di rifiutare, di chiedere la ragione di questo strano ordine. Panfilo gli rispose che dopo sceso dal treno lo avrebbero saputo. Scesi alla stazione, fatto alcuni metri di percorso, arrivati poco piu' giu' della fabbrica di confetti Mario Pelino furono ordinati da Panfilo di fermarsi. Rivolgendosi a loro gli disse " Ora voglio veder come siete bravi, lo vedete Antonio, ebbene ognuno di voi vi dovete confrontare con lui, uno alla volta perche' se qualcuno di voi si muove ad aiutare il compagno io vi prendo e vi butto nel ruscello che confina la strada". Antonio cerco' di distogliere Panfilo da questa sua idea. Niente da fare. Lui doveva dare una lezione a questi sciocchi, e quella lezione doveva essere in quel momento. Fu cosi' che Antonio non avendo altra scelta si confronto' con questi bully  ed uno ad uno li imbotti' di cazzotti.E non fini' li perche' Panfilo pretese da loro di chiedere scusa ad Antonio e promettere che non lo avrebbero mai piu' importunato. Loro malgrado, dovettero mantenere la promessa, anzi cercarono di andare oltre chiedendo ad Antonio la  sua amicizia. Quanti altri ricordi frullano adesso nella mia memoria, ricordi di un tempo lontano, di una giovinezza povera di cose mondane ma ricca di sogni, di speranza che tempi migliori sarebbero arrivati. Ricordi di un mondo che come la nostra ferrovia non esiste piu', ma come sarebbe bello ed istruttivo che per un giorno la gioventu' moderna lo potesse rivivere.