Le Peripezie di una valigia

 

 
 

Siamo nel 1956, stesso viaggio, stessa nave del racconto del vecchio barbiere calabrese. Come raccontai allora, io e mio cugino Germano nell`estate del 1956 decidemmo di ritornare in Italia,scopo principale quello di coronare quel sogno giovanile di sposare la ragazza che che ci aveva preso il cuore. Dovevamo partire col transatlantico Andrea Doria,

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ma un tragico incidente che la vide coinvolta con una nave mercantile Svedese la catapulto` in fondo all`atalntico mettendo cosi` fine alla piu` bella realta` della marina civile italiana. Dovemmo cosi` prenotare con il Giulio Cesare,

un`altra bella nave italiana. Un paio di giorni prima della partenza ci telefono` un nostro paesano nonche` amico che ci chiese se era possibile per noi portare una valigia a Napoli. Era del suo datore di lavore che voleva mandare dei capi di abbigliamento ai suoi parenti in Italia. Cercammo di dirgli che ci era impossibile perche` eravamo gia` carichi al massimo. Pero` lui insistette dicendoci che non sarebbe stato un peso aggiunto per noi perche` il datore si sarebbe assunto la responsabilita` di portarcelo al porto di New York ed una volta arrivato a Napoli un suo parente sarebbe venuto nella nave per reclamare la sua valigia. Fu cosi` che, anche per rispetto nei suoi riguardi, accettammo di portare questa valigia. Arrivato il giorno di partenza ci recammo nel porto aspettandoci di incontrare qualcuno che ci portasse questa valigia per spedirla con le nostre. Nessuno si presento` e noi non avendo altra scelta imbarcammo soltanto le nostre. Ma la sorpresa ce la trovammo nell`entrare nella cabina che ci era stata riservata. La valigia

era la` in mezzo alla stanza con una busta chiusa attaccata ad una parte della valigia stessa con scritto " chiave della valigia" . Ripresosi dalla sorpresa e non potendo capire come erano riusciti ad entrare nella nave evitando tanti agenti doganali che erano in piu` parte del percorso che portava all`ingresso della nave, decidemmo di accomodare la valigia in un angolo della cabina e la busta con le chiavi la mettemmo in una borsa dove avevamo anche le nostre. Dopo otto giorni di viaggio arrivammo a Napoli. Appena attaccato al porto ci recammo al ponte principale per salutare i nostri parenti che erano venuti a prenderci e poi ritornammo in cabina per aspettare questo parente che doveva venire a prendere questa valigia. Aspettammo li` per piu` di mezzora, fino a quanto il personale della nave ci chiese di sbarcare perche` loro dovevano ripulire la nave per essere pronti l`indomani per un nuovo viaggio. Fu cosi` che fummo costretti ad aggiungere questa valigia alle tante borse che portevamo a mano. Ci avviammo verso una specie di passerella che ci avrebbe portato dalla nave fino a terra ferma. Alla fine di questa passerella trovammo un facchino di porto che ci stava aspettando. Per sorpresa nostra aveva nel suo carrello le nostre valigie. Rimase un po` perplesso perche` avevamo con noi la famosa valigia. Gli raccontammo l`accaduto e lui ci disse se con questa valigia avevamo le chiavi. Fu cosi` che gli consegnai la busta. Dopo fummo noi a chiedergli come sapeva del nostro arrivo e come era riuscito ad individuare le nostre valigie. Lui ci rispose che fu per lui facile perche` eravamo stato gli ultimi ad uscire e quindi le ultime valigie che erano rimaste nella zona dello sbarco dovevano essere per forza le nostre. Questa spiegazione non ci convinse piu` di tanto ma l`accettammo per non crearci piu` problemi. Mentre ci incamminammo verso la zona doganale notammo che una nostra valigia mancava sul carrello. Glielo facemmo notare e lui ci disse di non preoccuparci perche` la valigia era al sicuro al di la` della dogana. Cercammo di chiedergli spiegazioni ma lui repetette di non preoccuparci. Fu a questo punto che ci chiese le chiavi della famigerata valigia. Gli consegnai la busta dicedogli che dovrebbero stare li` dentro. Passammo diversi agenti doganali avviandoci verso uno che sembrava ci stesse aspettando. Arrivato li` il facchino con aria gioviale gli consegno` la busta, lui l`apri`, vide che c`era dentro e fece segno di passare. Passato all`altro lato facemmo notare al nostro aiutante che l`agente non ci aveva ridato le chiavi della valigia. Lui quasi parlando a se stesso disse una frase che suonava piu` o meno cosi` 'Dare impegni a giovani inesperti e` sempre un problema". Capimmo subito che non era produttivo continuare a fargli domande. In tutto lui ci aiuto` a caricare le valigie sulle macchine dei nostri cari consigliandoci di partire il piu` presto possibile. Gli domandammo cosa dovevamo fare per la valigia in questione e lui ci rispose di portarla con noi in paese, di tenerne cura perche` sicuramente qualcuno l`avrebbe venuto a prendere. Difatti dopo un paio di giorni tre giovani uomini ben vestiti e con una macchina di lusso arrivarono a Cansano chiedendo di me. Bussarono alla porta e una volta aperto ci dissero che erano i proprietari della valigia e che erano venuti a prenderla. Alla mia domanda perche` non erano venuti al porto di Napoli mi risposero che avevano avuto un banale incidente di macchina che gli aveva precluso di arrivare in tempo al porto. Ci chiesero scusa per l`accaduto cercando di offrirci una ricompensa, al nostro rifiuto ci dissero grazie e se ne andarono. Io e mio cugino ci guardammo negli occhi quasi per dirci: quanti problemi, quante inconvenienze per una valigia che doveva contenere soltanto capi di abbigliamenti, molti dei quali anche usati. Ritornato qui` in America feci notare all`amico paesano tutti i problemi che dovemmo affrontare per ricapitare quella valigia, e gli chiese specificatamente se lui era sicuro che quella valigia conteneva soltanto indumenti. Lui mi rispose che non era sicuro ma nello stesso tempo non poteva dubitare dell`onesta` del suo datore di lavoro. Accettai la sua risposta. Ma a distanza di piu` di mezzo secolo i nostri dubbi sul contenuto di quella valigia e` ancora con noi.