"La Nuova Frontiera"

di Donato D'Orazio

Da Dealy Plaza di Dallas, dove la tragedia fu consumata, a New York; da Boston a Los Angeles, da Washington a Chigaco, ed in tutte le citta' e paesi degli Stati Uniti, oggi si commemora il cinquantesimo anniversario della tragica ed impensabile morte  del Presidente J.F. Kennedy. Tutti i piu' grandi storici del paese, i piu' illustri dignitari, ed il Presidente Obama ricorderanno, secondo le loro esperienze, il giovane ed amato Presidente cosi' ignobilmente assassinato. Non c'e' una sola persona di cinquantacinque anni in poi che non ha un suo ricordo positivo di quel dinamico personaggio che fu' JFK. Non per niente ancora oggi lui e' il piu' amato presidente della storia di questa grande nazione. Perche' tutto questo? ma per la semplice ragione che lui seppe dare ad una nazione stanca e ferma ad un passato ormai irripetibile una visione nuova, uno stimolo a credere nel futuro, ad impegnarsi. a contribuire col suo talento, la sua forza, il suo coraggio, la sua abnegazione al cambiamento e progresso di cui era capace. C'era negli anni della sua presidenza uno spirito nuovo, un senso di appartenenza, un ottimismo sincero che le cose sarebbero veramente cambiate. Lui fu eletto con pochissimi voti di differenza, in un contesto elettorale che lo vedeva perdente contro il piu' conosciuto vice presidente Nixon, e soprattutto contro l'idea che un cattolico non poteva diventare presidente degli Stati Uniti.  L'inizio del suo mandato si presentava alquanto difficile, per alcuni quasi impossibile. Ebbene gli bastarono pochi giorni per far cambiare opinione anche ai piu` scettici. Sin dai suoi primi discorsi cerco' di rassicurare il popolo  che lui sarebbe stato il presidente di tutti, che la sua religione che lui onorava ogni giorno sarebbe stato soltanto una cosa assolutamente personale. Ed il suo discorso di inaugurazione fu la scintilla che accese quella fiamma di entusiasmo che lo porto' ad un consenso nazionale che passava l'ottanta per cento.
Ha avuto troppo poco tempo per portare avanti il suo programma di rinnovamento, ma le sue idee, i suoi sogni, le sue certezze continuarono tanto che in pochi anni ci fu' la legge  sui diritti civili; la diminuzione delle tasse ed una opportunita' migliore per le minoranze del paese. Il suo "Peace Corp" che in un primo momento raggiungeva qualche centinaia di volontari si ingrandi' tanto fino ad arrivare a centinaia di migliaia di partecipanti che portarono e portano calore umano e benefici educativi a tante nazioni povere ed abbandonate del mondo. Io ero arrivato in questa nazione nel 1954, Presidente era il generale Dwight Eisenhower, una persona molto saggia, molto militare, forse poco carismatica ma rassicurante.  Per lui lo stato quo' era la strada da seguire. Ricordo di aver sentito parlare per la prima volta del giovane senatore JK Kennedy quando lui cerco' di proporsi per la candidatura alla vice presidenza  nelle elezioni del 1956. Diventai un suo ammiratore quando insieme al senatore di New York Jacob Javits sponsorizzo' e si impegno' per far passare una legge che facilitava le riunioni delle famiglie, specialmente quelle del sud Europa. Di questa legge ne beneficiammo una dozzina di giovani Cansanesi e decine di migliaia di italiani che per colpa di una legge immigratoria che discriminava nei nostri confronti eravamo costretti a vivere separati dai nostri cari. Grazie a questa legge, un'aspettativa che durava da piu' di due anni e che si prospettava di ancora molti anni a venire, ci permise, in uno spanno di sei mesi, di riunirci con i nostri coniugi e per molti con i loro figli. Era questo ed altro ancora il Presidente John F. Kennedy. A Lui un ricordo un grazie ed una preghiera.