"le Ciammarruche"

Mia madrigna: Maria Stella Di Giallonardo, una sorella di zio Luigi all'Ara, prima di lascjare questo mondo stava sempre a raccontare gli scherzi ed umorosi eventi del suo caro fratello. Credo che tempo fa' io pubblico un o  due so questo sito, forse avevo dimentcato degli altri. Ad ogni modo lei mi racconto' che una Primavera dopo una leggera pioggia che zio Luigi domando' un suo cugino,vicinissimo di casa, Gregorio Di Giallonardo se desiderava di andare con lui in cerca di ciammarruche (le lumache), e Gregorio tutto intuso disse di Si", allora presero due salvietta, uno cescuno, e partirono a piedi giu' la via di gliu Puratiglie, in pochi minuti erano alla basa della Portella. Ognuno di noi che da ragazzi abbiamo vissuto in Cansano, sappiamo che quella costa e piena di una varieta' di  cardi spinosi,e moltissime pietre tagliente come coltelli. Comunque appena arrivati cominciarano a salire, zio Luigi ogni tanto si piegava a metteva qualcosa nel suo salvietta, dopo perecchie raccolte Gregorio comincio' a lagnarsi dicendo al suo cugino:" Ppe' la Madonne cuggi' tu le truove e j niente?. Dopo tante domande zio Luigi gli disse: Grego' le se pecche' nen le piglie, tu fe truoppe rumore j quele se ne scappene, pecche' nen te checcie le scarpe. Gregorio  cosi' fece e dopo che con piedi insanguinati finalmente arrivarono sopra la Portella, zio Luiggi decise di riposarsi un po,e durante il riposo Gregorio lo domando':"Cuggi' famme vede' tutte se ciammaruche che sci pigliate"? Zio Luigi apri' il salvietta ed era pieno di piccole pietre, Gregorio gli disse: "Cuggi' j ppe' se prete mi sci fatte caccia le scarpe, guarde ste povere piedi mi!" Zio Luigi gli disse: " Nen fa niente, n'auta vote se ne jemme arrampica' n'baccie alle Renicce, alloche ppe secure le truvemme!.

 

Il diletto zio Luiggi aveva un'altro bravissimo- intelligente cugino, il diletto Leonardo Di Giallonardo, Leonardo era un muto pero' cosi' intelligente che appena tu  apriva la bocca lui gia' sapeva cio' che tu voleva dire. Un giorno zio Luigi l'accosto' e suggeri' di andare a prendere un paio di soma di ceppi secchi per I loro focolari, Leonardo in accordo fece capire di Si', e cosi' con due muli partirono per la nostra foresta I Verteri, appena arrivati ad un posto fortunatamenti trovarono un mucchio di ceppi che alcun'altro gli aveva troncati, pero' non erano secchi abbastante e zio Luigi fece capire a Leonardo di mettere un po' di lozza al taglio se per caso di una ispezione forestale. Ad un tratto mentre Leonardo stava facendo quel lavoro, zio Luigi butto' la ronca e si mise a correre giu' la vallate degli Verteri. Leonardo credendo che forse era vicino qualche Guardia Forestale, anche lui butto' la ronca e si mise a correre dietro zio Luigi. finche' dopo un mezzo kilometro zio Luigi trov' un grosso cespuglio ed immediatamente   abbasso' i pantaloni e si rilascio', Leonardo pe la rabbia si mise le dita  tra i denti e con l'altra mana fece capire che l'avesso ammazzato.

Raccontava mio nipote Agostino che lui ed il vecchietto zio Rezzieri stavano a pascolare le loro bestie sopra un via mulattiere sulla valle degli Verteri, ed a un tratto passavano sotto la via due donne Cansanese con due fasci di ceppi sulla testa, una di loro stava dicendo all'altra:" Tu nen ci cride ca mmi' me ve' na vuli', quande revaglie alla casa,me magnesse na pulentole!". E zio Rezzieri sentendo cio' rispose da sopra:" Che te pozzen accidere, fermete alla casa mejje, ca j me la magna tutte gli jurre.

 

Non so se alcun di voi si ricorda di un uomo sopranominato Becco, comunque Becco era un uomo di statura veramente gigantesca, credo che era il piu' alto di tutto i Cansanesi, la sua professione era come quella del mio diletto padre un esperto mulattiere, il quale comprava e vendeva muli e cavalli ai copaesani, specialmente a quelle povere vedove, era in accordo con i Zingari e spesso, di fatti annualmente, attendeva la fiera in Castel Di Sangro, spesso comprava un mulo mezzo narcotico che quando entrava alla stalla tirava calci dietro al muro, cosi' forte causando scintille a rischio di incendiare il pagliaio. E quando il povero compratore si lagnava, dovevo venderlo dietro a mezzo prezzo. Un giorno disse ad una povera vedova: " Prestami quessa,mula ca ti vado a prendere un soma di legna!" La povera donna era in accordo e glie la presto', ma succedi' che dopo un tempo il signor Becco torno' con la Varda ( La Sella) e il cuoio della mula al suo dosso, e glie le diete addietro. La povera vedova si lagnava ad un vicino:'Che glie pozzene ccidere Becco, me sa fatte mpresta' la mula, e vide mo' che ma fatte, ma ripurtate la varde j gliu cuoire, agna' ti piacene se fett?. Il vicino di casa rispose: "Sci fortunata che t'ha repurtate la varda j gliu cuoiere. Ringrazia a Dii' che nta' scurciata pura a ti".
So cose da pazzi, ma vere!.

 

Allora adesso vado a riposarmi, sperando di risvegliarmi con altri veri fatti.

Salvatore Di Camillo