"Era...Natale 1968"

Allora lavoravo in un piccolo grattacielo di 24 piani (dico piccolo perche` era circondato in tutte le parti da palazzi di cinquanta/settanta piani) situato al 630-3rd avenue (tra le 40 e 41 strade) in Manhattan. manhattan
Tra le mie mansioni c`era anche l`obblico di lavorare in fase alterne con un mio collega tutte le feste dell`anno. Nei giorni festivi il palazzo era ufficialmente chiuso, pero` si dava l`opportunita` alle aziende che ospitevamo di poter far lavorare, dietro un`ufficiale richiesta all`amministrazione del palazzo, un loro dipendente. L`obblico del dipendente era quello di avere una identificazione personale e l`autorizzazione della loro compagnia di entrare nei loro uffici. Era il Natale del 1968, il mio turno di lavoro cominciava alle sette del mattino, il viaggio dalla mia casa al posto di lavoro era di circa un`ora. Quindi partii da casa verso le sei, Uscito in strada capii che non ce lo avrei fatta, Una tormenta di neve unito ad un forte vento imperversava sulla citta`. Le strade erano quasi impraticabili, i treni, per fortuna, ancora viaggiavano, ma viaggiavano a rilendo. Dalla normale ora di viaggio impiegai quasi due ore. Il collega che aveva lavorato la notte mi stava aspettando dietro la porta d`ingresso. Era un po` arrabbiato ma contento che io ce lo avevo fatto. Lo lasciai uscire augurandogli il Buon Natale. Chiusi l`immenso portone di vetro pensando che quel giorno con quel tempo pochi sarebbero stati gli inquilini che avrebbero potuto raggiungere il palazzo. Difatti passo` piu` di un`ora prima che il campanello che mi annunciava che qualcuno voleva entrare suono`. Mi recai verso l`entrata e vidi dall`altra parte del portone un uomo infreddolito e pieno di neve addosso. Prima di aprire gli chiesi la sua carta d`identita` e l`autorizzazione della sua compagnia. Lui mi rispose che veniva dal connecticut, che era il presidente della Pitney Bowes, una grande azienda che produceva macchine stampante di francobolli (meter mail) usate da tutte le compagnie della nazione. Per di piu` era il principale inquilino del nostro palazzo. Occupava ben quattro piani. Mi disse che era partito da casa dimenticandosi completamente di avvissare l`amministrazione del palazzo, che non aveva con se` la sua carta di identita` e che era venuto per un importante impegno da risolvere. Io non lo conoscevo, loro avevano il loro Headquarter nel Connecticut, per di piu`avevo degli ordini ben precisi di non far entrare nessuno senza un`identificazione appropriata. Glielo feci notare e lui mi prego` di fare un`eccezione perche` era importante per lui risolvere il suo problema. Gli risposi che lo avrei anche fatto se almeno lo avessi consciuto prima. Gli feci notare che tra l`altro avevo ordini ben precisi di non disturbare nessun esponente dell`amministrazione nelle giornate festive. Fu cosi` che lui molto arrabbiato e senza salutarmi se ne ando`. La mattina seguente ritornando a lavorare trovai alla porta il mio diretto superiore, mi si avvicino` e mi chiese come avevo potuto negare l`ingresso al principale inquilino del palazzo. Mi disse - lo sai che questa persona paga il dieci per cento del nostro salario? - Gli risposi che io questo signore non lo conoscevo e quindi conoscendo bene le regole che mi erano state imposte non me la sentii di farlo entrare. Lui mi rispose che tutto questo lo dovevo andare a dire al capo amministratore perche` aveva chiesto di potermi vedere. Fu cosi` che verso l`una del pomeriggio mi recai nell`ufficio dell`amministratore che si trovava in un`altro palazzo sulla quinta avenue e quarantasei strade. Lo trovai veramente incavolato tanto da pensare che lui mi avrebbe licenziato all`istante. Mi disse che il signore in questione appena tornato in Connecticut gli aveva telefonato, che era molto arrabbiato, che si aspettava da parte nostra piu` considerazione. Gli feci notare che le regole che mi erano state date mi impedivano di fare diversamente. Lui mi rispose che in casi eccezionale come questo io avrei dovuto usare piu` buon senso. Avrei voluto rispondergli che il buon senso non puo` avere il sopravvento sulle regole. Non lo feci per non aggravare di piu` la situazione. A questo punto lui mi lascio` andare non prima pero` di dirmi che ci potevano essere delle conseguenze a quella mia maldestra decisione. Mentre mi incamminavo verso la porta d`uscita il telefono` squillo`, capii che era la persona che evevo negato l`accesso il giorno prima. L`amministratore capo mi fece segno di rimanere per qualche minuto. Mi sedetti ed aspettai che la telefonata fini`. A quel punto il signor Arena (questo era il nome del mio capo amministratore) mi disse quello che io avevo intuito, cioe che il suo interlocutore era il signore del giorno prima. Continuo` dicendomi che il signore in questione, dopo aver riflettuto bene, aveva concluso che malgrado tutto io avevo fatto il mio dovere. Loro avevano nei loro uffici macchinari e documenti dal valore di milioni di dollari e costatando che nel palazzo c`erano gente che facevano il loro dovere lo aveva in un certo modo rassicurato che erano ben protetti. Ma la sorpresa piu` inaspettata arrivo` nel momento in cui il signor Arena mi consegno` cinquanta dollari dicendomi " il presidente e` ancora arrabbiato con te, ma piu` che arrabbiato e` riconoscente nei tuoi riguardi per aver fatto il tuo dovere. Lasciando l`ufficio gli chiesi di ringraziarlo per me, riservandomi di farlo personalmente se nel futuro ne avessi avuto l`opportunita`.