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Vorrei ritornare ancora una volta sul Club Maiella. Un progetto creato dal nulla che seppe evolversi per piu` di 30 anni a fulcro centrale di gran parte della comunita` cansanese di Brooklyn. Un`avventura, quella Maiellese, forse irrepetibile, che seppe confrontare una piccola comunita` come la nostra con altre entita` comunitarie piu` forte e numerose, riuscendo negli anni a superarle tutte, non soltanto nel campo dello sport, ma anche in quello sociale. Vorrei ritornarci, non per le gesta sportive della nostra squadra, che furono tante e di successo, ma per ricordare i tanti paesani che furono parte determinante di quel progetto e di quella squadra. Nominarli tutti non e` praticabile perche` sono in molti e richiederebbe tanto spazio, ma il loro ricordo, specialmente per i molti che ci hanno lasciato, e`sempre vivo e presente nei nostri pensieri, ed il loro attaccamento al Club, la loro determinante collaborazione sportiva e sociale non sara` mai dimenticata. Due esemplari di questo nobile gruppo di paesani furono i compianti Rovildo De Santis e Rocco Di Gregorio. Entrambi membri del sodalizio sin dal principio, entrambi sempre pronti a dare il loro contributo ogni qualvolta il club lo richiedesse. Non ricordo una sola volta in cui loro non furono presenti ad una partita di calcio della nostra compagine. Come centinaia di altri paesani furono sempre pronti a dare il loro appoggio morale ai nostri atleti. Di loro due mi viene in mente un aneddoto capitato in una partita di calcio giocata a Manhattan contro la squadra dell`Istria. Da premettere che Rovildo mai si immischiava nelle rare colluttazioni che andavano oltre il verbale, Rocco invece era piu` propenso a dare una mano a chi si trovava in difficolta`. Durante la partita un tifoso dell`Istria comincio` ad istigare con frase ironiche il nostro centravanti Umberto Turchi, un ragazzo di 18 anni con un innato talento che poteva risolvere la partita in ogni momento, ma anche pronto ad usare frase ingiuriose a chi lo istigava. Fu cosi` che a pochi minuti dalla fine della partita Umberto segno` un bellissimo goal che porto` in vantaggio la nostra squadra. Invece di festeggiare con i compagni si diresse verso il tifoso che lo aveva beccato piu` volte durante la partita e gli fece il segno col braccio come per dire " Tieni questo e viene per altro". Il tifoso, offeso dal gesto, invase il campo cercando di raggiungere Umberto creando cosi` un reazione a catena che coinvolse una buona parte di entrambi i tifosi delle squadre. Rovildo, come sempre, cerco` di mettere pace, ma quanto vide che un energumeno Istriano aveva preso per il collo il padre di Umberto cerco` con le buone maniere di poterlo liberare, non riuscendoci decise di sferrargli un pugno sulla faccia che sfortunatamente gli ruppe un dente. Fu cosi` che il tifoso mollo` il padre del nostro giocatore. Un suo compagno vedendo l`amico in quello stato si avvicino` a Rovildo ed a sorpresa gli sferro` un pugno sul naso. Nel frattempo notai che Rocco si manteneva lontano da tutto quel trambusto. Sorpreso dal suo insolito atteggiamento gli chiesi come mai non era intervenuto ad aiutare i compagni. Lui mi rispose che quel giorno, per la prima volta, aveva indossato il soprabito nuovo che gli avevano mandato i suoi suoceri da Campo Di Giove, e che non se la senti` di rovinarlo cosi` presto. Naturalmente, nel viaggio di ritorno a Brooklyn, questo creo` da parte di molti di noi qualche battuta sarcastica nei suoi confronti. Intanto Rovildo mi si avvicino` e mi chiese come mai lui si vedeva una mosca sul naso e non la poteva mandare via. Gli risposi che non era la mosca, bensi` era il suo naso che si era ingrossato come un pallone.
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