Donato D'Orazio

   

Mentre New York e' alle prese con uno degli inverni piu' glaciali della sua storia, Cansano si sta' godendo un inverno abbastanza mite. Non puo' essere diversamente perche' si ripete molto spesso che un giorno Piazza XX Settembre e' ricoperta di neve ed il giorno seguente la neve miracolosamente non ce piu'. Non penso che abbiano installato un sistema di riscaldamento sotto la pavimentazione della piazza. Quindi il motivo di tutto questo non e' altro che il calore del sole a farla scomparire. Non puo' essere diversamente perche' negli anni della nostra adolescenza la neve arrivava immancabilmente tra' le festivita' di San Nicola e Santa Lucia e si doveva aspettare i primi raggi di sole di Marzo per vederla pian piano scomparire. Ed ironia della sorte tutto questo non era un problema per la popolazione cansanese di allora. Anzi per tanti paesani, abbondanti nevicate, significava giornate di lavoro presso la ferrovia e motivo di guadagno per le loro famiglie. Questi nostri paesani recandosi molto presto alla stazione facevano quel piccolo viadotto che permetteva a noi ragazzi di raggiungere la stazione in tempo reale per prendere il treno che ci portava a Sulmona per andare a scuola. Le abbondanti nevicate erano per i contadini un motivo imprescindibile per rimanere a casa e godersi qualche giorno di riposo. Era un periodo in cui  tutta la popolazione si prodigava all'unisono per spalare la neve davanti alle loro case, mentre nelle strade principali ci pensavano le giornate obbligatorie imposte dal comune che vedeva un membro di ogni famiglia spalare la neve gratuitamente  per renderle agibili.

   

Era il periodo dell'anno in cui le famose "cantine" si riempivano di uomini che non avendo altro da fare si recavano in questi locali per farsi una partita a carte e magari anche inebriarsi un pochino. Ed era per noi ragazzi una occasione per divertirci a fare degli scherzi a questi nostri adulti che uscendo da queste cantine gli facevamo trovare un ferro filato nascosto sotto la neve che loro immancabilmente andavano ad inciamparci e cadere. O, magari, creando una "scivolarella" ghiacciata, ricoprirla di neve, e goderci di nascosto il momento in cui il povero paesano ignaro di tutto questo ci metteva il piede, cadeva e partiva col sedere per terra facendosi tutta la discesa di via casale fino ad arrivare infreddolito e dolorante all'inizio della piazza. I pomeriggi di sole erano anche un motivo per gli anziani di sbizzarrirsi a lanciarsi palle di neve uno contro l'altro, molte volte finivano con una risata, alcune volte, specialmente se si facevano male, a qualche litigata tra di loro. Era per le donne, specialmente per le giovane, un incubo passare per la Piazza perche' sicuramente venivano prese di mira da lanci di neve dai loro giovani ammiratori. Per noi adoloscenti lo sport dello sci' era la nostra passione. Per chi aveva la fortuna di possedere un paio di sci' passava intere giornate a sciare nelle varie colline che circondano il nostro paese. Era anche il tempo in cui la chiesa madre ogni sere si riempiva di gente. Gli anziani per pregare, i giovani per avere l'opportunita' di scambiarsi uno sguardo con le loro segrete spasimante.   Nei pomeriggi delle domeniche invernali  si ballava in case che avevano la radio  col gira disco. Con una giusta chiarificazione, che le ragazze erano obbligate a ballare soltanto tra loro, ed i ragazzi non avendo altra scelta a fare altrettanto. Nei mesi invernali il paese era pieno di gente, ogni casa riscaldata dal calore umano. Era il tempo di piccole feste famigliare, di tradizioni scomparse nel tempo. Non c'era ricchezza, ma c'era tanto amore, non c'erano i riscaldamenti tecnici, ma c'era il focolaio che sapeva riunire tutto la famiglia, non c'erano televisioni, ma c'erano i vecchi saggi che con i loro racconti facevano passare serate meravigliose. Altri tempi, altro modo di pensare ed agire, tempi in cui la comunita' era unita. Il cameratismo, il rispetto per il prossimo, la forza della fede erano punti basilari della vita di ogni cansanese.