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Ricevo e pubblico volentieri questo articolo con foto della sign.ra Chiara Villani inviate dalla Dr.ssa Giovanna Ruscitti

               "Chiara Villani: pittrice per vocazione"

                                 di Giovanna Ruscitti

                          ( da CulturAbruzzo, anno I, n. 0)

“Voglio dipingere la verginità del mondo..” scriveva Paul Cezanne. Ed è proprio il suo valore intoccabile, la sua virginea preziosità a caratterizzare i dipinti di Chiara Villani, mai balzata agli onori della cronaca e della critica d'arte, eppure ben nota per l'ineguagliabile talento ai suoi compaesani. Classe 1890, Chiara Villani ha lasciato una testimonianza straordinaria dell'espressione artistica intesa essenzialmente come desiderio di esternare il proprio modo di percepire la realtà ed il proprio messaggio attraverso i colori. Contadina e “maestra di ricamo” per professione, artista per vocazione, Chiara Villani ha dipinto, tra il 1920 ed il 1925, con spontaneità e con chiarezza una stanza della sua abitazione, una vano di 16 metri quadrati , ora non più accessibile, parte integrante del Castello di Cansano (AQ), un tempo proprietà del Marchese Di Capua, del quale si conservano solo poche testimonianze.

In una stanza del complesso andò a vivere Chiara che insegnava alle donne del paese la delicata e finissima arte del ricamo. Era considerata una vera maestra perché con la tecnica del punto a croce era capace di decorare in modo impeccabile tele, lenzuola, tovaglie. Una donna semplice, ricordano gli anziani di Cansano, piccola di statura, non superava infatti il metro e cinquanta e rotondetta. Indossava il classico abbigliamento delle donne del paese: gonna e pieghe di panno pesante e bustino in velluto, rigorosamente ricamato a mano, in testa una candida “tovaglia” dalla quale soleva far fuoriuscire due riccioli. Un vezzo che caratterizzava inequivocabilmente il suo estro artistico. Portamento altezzoso, pieno di orgoglio per una donna che, seppur corteggiata, aveva preso la decisione, anomala e coraggiosa per quel tempo, di non sposarsi. Diceva di non essere capita da un uomo. Le anziane di Cansano raccontano che quando sentiva parlare di uomini faceva una smorfia. Eppure era molto corteggiata. Era una grande lavoratrice che amava però la sua indipendenza e la sua libertà.

La sua originalità? Quando l'arte del ricamo non le è bastata più, ha deciso di decorare le pareti della stanza nella quale lavorava, mangiava e dormiva con l'unica tecnica di cui era in possesso: il punto a croce. Così ha riprodotto il punto a croce sulle pareti, utilizzando colori vivaci per realizzare putti, uccelli, cacciatori e decorazioni floreali, quegli stessi soggetti che centinaia di volte aveva realizzato sulla tela e che mostrava fiera sul busto e sulle camicie.

Un suo lontano parente Pietro De Santis, nel 1972, anno cui risale l'unica testimonianza scritta sulla “pittrice”, raccontava di averla vista all'opera, da bambino. Dopo aver preparato i colori, procedeva sulla parete con la tecnica del quadrettato. Realizzava sulla parete tanti quadretti, usando una riga ed una matita, poi provava il disegno e successivamente passava a dipingere. La materia utilizzata per dipingere resta indecifrabile: impasto di terra colorata con olii, o olii puri.