I Ricordi di Sam Di Camillo

Anni ed  anni fa,durante un epoca quando non esisteva la televisione, appena uno o due radio e qualche telefono. Noi ragazzini nato e vissuti in un piccolo paesello, nel cuore degli Abruzzi, tra profondo valle ed alti monti del nome Cansano, dopo avero atteso la classe di scuole elementari, fuori di alcuni lavoretti domestici e quasi ogni fina della settimana per divertimento con i nostri compagni, dovevamo producere alcun giuoco improvvisato, usualmente era il calcio, pero' non avevamo moneta di comprare un pallone adatto, si andava a finire con un pallone mane cucito fatto di stracci, e per il campo di giuoco si andava ad un terreno sassoso lungo la via di San Donato, e le due porte per i portieri erano marcato con due grand' sassi.
Spesso, si passava la giornata dietro le mura di via Oriente dove cerano alberi adatti per ingiorare l'altalena, di piu' potevamo osservare quasi l'intera bellissima veduta della Valle tra Cansano e Sulmona, specialmente la giallastra strada serpentina che una volta all'anno  ad un tratto cambiava colore dal giallo ad una specie di grigio, era il regimento di fanteria dalla Caserma Umberto Prima di Sulmona che  annualmente pagava una visita a Cansano. Dopo una breve cerimonia davanti il nostro monumento ai caduti di guerra, Cansano era pieno di goivani in grigio, noi ragazzini eravamo fieri ed felici ad osservare i cuochi con le marmitte che distribuivano mestoli di pasta e fagioli sulle cavette dei soldati. Di fatti si diceva che un sottotenente domando' ad una povera vecchietta se in Cansano c'erano delle belle donne ed lei rispose:" Si'ce ne siamo delle belle ma ci sono anche delle brutte".
Torna a mente il Quattro Novembere dopo un oratorio dal nostro diletto insegnante: Salvatore De Bartolomeis innanzi al monumento, le donne e uomini con occhi lacrimosi, ed i Balilli e Giovane Ragazze che portavano quadri dei nostri caduti dietro alla Cappella del nostro Cimitero. 
Ed anche in Gennaio, durante la festa di San Antonio quando noi piccoli maschi e femmine con i nostri animaletti, chi con Piccioni, Galli, Galline, Capretti, Capre, Agnelli, Pecore,ed I piu grandi con Bue, Muli e Cavalli, dopo la Santa Messa nella Piazza 20 Settembre e la benedizione i piccioni si lasciavano volare e i cavalieri cominciavano una corsa verso San Donato
Durante la mia infanzia ricordo i famosi Vesperi serale nella nostra chiesa madre, quando gli adulti accompagnavano le loro moglie alla chiesa, pero' mentre le moglie attendevano i Santi Servizii,  i mariti restavano fuori su la piazzetta sopra la muraglia alla destra del comincio della via scalinata di selci, giu' verso la Partaiova, invece i giovano che accompagnavano le loro fidanzate si ammucchiavano vicino gli altari laterali per fare occhiolini alle loro fidanzate che erano inginocchiate al centro come madonnine, ma nello stesso tempo, la buon alma di Pietro, il Sagrestano, gli tirava colpi sulle teste con una lunga canna, una specie di spegna candele per mantenere un po' di ordine, mentre il diletto Luigi Figurilli, sopranominato "Salsicce" aiutava a cantare e suonare l'organo della chiesa con l'organista, il diletto Luigi "Stozzi" De Bartolomeis. A volte ad un tratto il dietro della chiesa si empiva di adulti anziani, e il povero Sagrestano diceva a Don Osvaldo, "Padre, guarda quanti devoti, forse questa sera la colletta sara' discreta!" Ma Don Osvaldo sapeva il perche' e rispondeva: "Pietro, scusa ma quei la' non sono facce di chiesa, forse e' la pioggia che gli ha forzato di entrare". E veramente fuori veniva giu' a secchi.
Per andare alla stalla nostra, ci faceva bisogno di scendere giu' un vigo scalinato di selci, e spesso mentre questa scesa perdevo le cintrelle sotto e le scarpe, e per paura che cominciasse ad entrare acqua mi fermava dal vecchio calzolaio Pietro "Busiche", lui metteva ai buchi un paio di fiammiferi e poi le cintrelle, ma nel salire a Via Casale uscivano fuore di nuovo, e poi il mio diletto fratello mi dava due schiaffoni, dicendomi: " Perche' non alza i piedi quando cammina?,  Perche' No! al scendere giu' portavo due secchi di pappoccia per il maiale ed al ritorno un'abbracciata di legna per il focolare, a volte appena vedeva dove metteva i piedi. E pure con quella miseria
c'era felicita' ed adesso con una abbondanza di tutto, c'e' pena e lacrime.
Sai che sto facendo in questo momento, sto seduto sotto il patio ad ascoltare la bella voce di Toto Cotugno, e ad osservare il gorgoglio della mia fontana, i passeri e scoiatteli che bevano nella fontanella e mangiano ceci nelle due casette che pendono dagli alberi.
Comunque le piante di pomidori sono piu' alte di me, ma ancora si matura niente, soltanto la lattuga, la ruga e i rapini.
Oggi e' discreto! Chi sa' che porta domani? Speriamo che continua cosi'.  Lo so che Cansano non e' piu' come una volta, e' piu' moderno e piu' civile. In few words, truly, I miss you very much.
                                               Salvatore Di Camillo